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Daniela Ricci - Il Mattino


Il Mattino – Napoli, 3 novembre 2011
I PAESAGGI DI VALSECCHI DIVENTANO METAMONDO

L’analisi delle esperienze quotidiane è complicata dalle innumerevoli percezioni sensoriali a cui siamo sottoposti da parte di un sistema che sviluppa incessanti comunicazioni, diversificate in forme e codici.
Ed è così che, passwords, composizioni poetiche di singoli fonemi, crasi di più elementi, frasi destrutturate, entrano a far parte dei lavori di Andrea Valsecchi, in mostra alla Primo Piano Gallery (via Foria 118) alternandosi ad immagini di paesaggi urbani e dando vita ad ambientazioni sospese e irreali che colgono una dimensione esistenziale estraniante.
Contemporaneità è il sostantivo più adeguato per sintetizzare il progetto fotografico dell’artista, intitolato “Metamondo”, dove il processo di osmosi fra vita reale e second life si materializza in un equilibrio dettato dalla sovraesposizione in fase di ripresa e l’uso di toni alti delle immagini: vi ritroviamo le nostre vite, la nostra quotidianità in una visione però virtuale.
Nelle opere si percepisce la volontà di ribellione a non sottomettersi ai diktat delle nuove sovrastrutture informatiche e telematiche. L’uso della fotografia diventa perciò in Valsecchi uno strumento di critica: Access to life, Username, Password, Looking for someone, Google, www, Low battery, sono alcuni dei codici comunicativi della nostra era inseriti nei paesaggi metropolitani dell’artista milanese, ingegnere informatico di professione, vincitore del Premio Speciale Galleria PrimoPiano 2010-2011 per Arte Laguna.
Ogni elemento splende di luce propria per fornire una nuova visione che, però, contemporaneamente mostra i limiti della moderna tecnologia. Guardando le fotografie non si riesce più a delineare il confine tra quanto è realmente architettura e quanto invece probabilmente render. Non si riesce più a capire se l’uomo del nuovo millennio costruisce abdicando al suo efficace software o se ha la concreta volontà di ridisegnare un mondo che segua questi codici, trasformandolo cioè in una sorta di Terra-monitor che leghi realtà e tecnologia in una sorta di second-life planetaria.

Daniela Ricci